Il giusto rapporto tra omega 6 ed omega 3

Secondo le fonti LARN (Livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti per la popolazione italiana), nel nostro Paese il rapporto tra omega 6 ed omega 3 è di circa 13:1, che corrisponde ad una percentuale energetica complessiva di circa il 6% del consumo calorico quotidiano; questo significa Omega tre - Omega seiche – mentre la razione raccomandata di omega 6 per l’adulto dovrebbe essere l’1-2% delle calorie totali giornaliere, e quella di omega 3 circa lo 0,2-0,5% – la popolazione italiana introduce circa il 5,54% di omega 6 e lo 0,46% di omega 3 (valori riferiti alla quota energetica totale).

Analizzando i dati sopra riportati, è evidente che l’apporto complessivo degli acidi grassi essenziali rientra abbondantemente nelle raccomandazioni dei livelli di assunzione; tuttavia, ciò non significa che l’introito complessivo di acidi grassi essenziali sia idoneo al mantenimento dello stato di salute. A tal proposito, i ricercatori hanno trovato importanti correlazioni tra la patogenesi di numerosi disturbi e l’alterazione del rapporto tra i due acidi grassi essenziali nella dieta.
Secondo i LARN, il giusto apporto tra omega 6 ed omega 3 dovrebbe essere di 4:1.

Gli interventi dietetici necessari al ripristino delle assunzioni raccomandate riguardano soprattutto:

NB: alcuni alimenti sono ottime fonti di entrambi gli acidi grassi essenziali, pertanto, al fine di correggere l’equilibrio dei due lipidi sarebbe opportuno prediligere le fonti alimentari di omega 3 più “pure”.
Rispettare le razioni raccomandate di acidi grassi essenziali potrebbe sembrare un’impresa quantomeno ardua, dopotutto, a parità di omega 6 bisognerebbe quintuplicare l’introito di omega 3; fortunatamente, è possibile ottimizzare il rapporto tra omega 6 ed omega 3 mediante l’incremento del consumo di pesce azzurro (fino a 2-3 porzioni settimanali) anche senza ridurre l’introito di acido linoleico.
Rapporto tra omega 6 ed omega 3
Perché è determinante correggere il bilancio degli acidi grassi essenziali nel mantenimento dello stato di salute?
La risposta è complessa e molto articolata; il giusto rapporto tra omega 6 ed omega 3 favorisce:

Gli omega 3 sono precursori degli eicosanoiti tipo PG1 e PG3, pertanto svolgono una funzione antiaggregante, vasoprotettiva ed antitrombotica; al contrario, gli omega 6 sono anche precursori degli eicosanoidi PG2, che si avvalgono di capacità pro infiammatorie e pro trombotiche.
In parole povere, gli eicosanoidi PG2 (quelli potenzialmente in eccesso perché derivanti dagli omega 6) FAVORISCONO L’INNESCO dell’infiammazione, mentre gli eicosanoidi PG1 e PG3 (quelli verosimilmente in difetto perché derivanti dagli omega 3) FAVORISCONO LA REGRESSIONE della flogosi.
E’ d’obbligo specificare che TUTTI gli eicosanoidi (PG1, PG2 e PG3) sono molecole essenziali al corretto funzionamento dell’organismo; tuttavia, la tendenza all’infiammazione CRONICA (potenzialmente aggravata dall’eccesso di omega 6) rappresenta un importante fattore di rischio per le malattie autoimmuni (artrite reumatoiderettocolite ulcerosamorbo di Crohn, ecc.) e può aggravare alcune patologie dismetaboliche pre-esistenti incidendo sul rischio cardiovascolare.

In definitiva, mantenere il giusto rapporto tra omega 6 ed omega 3 garantisce l’equilibrio omeostatico degli eicosanoidi, facilitando la prevenzione dell’infiammazione cronica sistemica e riducendo il rischio di malattie autoimmuni ed cardio-vascolari..

NOTA BENE: recenti sviluppi indicano come – in termini di rischio cardiovascolare – il rapporto omega 6/omega 3 NON giochi un ruolo rilevante nella realtà clinica. Piuttosto che affannarsi alla ricerca di un ottimale bilanciamento, sembra preferibile preoccuparsi di SOSTITUIRE i grassi saturi e quelli trans con ANALOGHE quantità di acido linoleico. Infatti, nell’ambito di una dieta a basso tenore di grassi saturi e trans, un apporto di omega 6, in particolare di acido linoleico, almeno fino al 5-10% delle calorie totali, sembra svolgere un effetto protettivo nei confronti del rischio coronarico.

Analogo discorso per l’attività pro-infiammatoria degli omega-6, la quale – seppur ampiamente teorizzata e dimostrata in vitro – non sembra trovare conferma negli studi sull’uomo. Anzi, alcuni studi hanno addirittura rilevato una correlazione inversa, con prevalenza dell’attività antiinfiammatoria in vivo degli omega 6 introdotti con la dieta.

 

ACIDI GRASSI ESSENZIALI NEGLI ALIMENTI

Acidi grassi essenziali negli alimenti

Acidi grassi essenziali negli alimenti

L’attributo acidi grassi essenziali (AGE) spetta a due nutrienti particolari, che non possono essere sintetizzati dall’organismo e devono quindi essere introdotti con gli alimenti. Acidi grassi essenziali negli alimentiQueste sostanze nutritive, indispensabili per la buona salute dell’uomo, sono l’acido linoleico (AL o LA), capostipite degli acidi grassi della serie omega-6, e l’acido alfa-linolenico (AaL o ALA), capostipite della serie omega-3.

Una volta introdotti tramite la dieta, gli acidi grassi essenziali vengono metabolizzati e trasformati in altri acidi grassi appartenenti alla medesima serie, dotati di proprietà specifiche sia dal punto di vista funzionale che strutturale. Queste operazioni di trasformazione avvengono grazie all’attività di due sistemi enzimatici comuni, noti come elongasi e desaturasi. Il primo è deputato all’allungamento della catena carboniosa, il secondo all’inserimento di uno o più doppi legami in punti precisi della molecola.

I prodotti derivanti dall’attività combinata di questi enzimi sono:

l’acido eicosapentenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), che derivano dall’acido linoleico e fanno quindi parte della serie omega-tre;
l’acido gamma linolenico (GLA), l’acido diomogamma-linolenico (DGLA) e l’acido arachidonico (AA), che derivano dall’acido linoleico e fanno quindi parte della serie omega-sei.
NOTA BENE: tutti questi acidi grassi, oltre ad essere sintetizzati dall’organismo, possono anche essere direttamente introdotti tramite gli alimenti, che tuttavia in genere tendono ad essere percentualmente più ricchi dei loro precursori linoleico ed alfa-linolenico. Buone fonti di EPA e DHA sono rappresentate dalle carni dei pesci azzurri e in generale dalle specie che popolano acque fredde e salate; l’olio di borragine è invece una fonte generosa di GLA e DGLA.

L’interesse nei confronti di questi prodotti metabolici deriva dalla loro capacità di generare mediatori lipidici ad azione pro ed anti infiammatoria. L’equilibrio tra tali fattori è infatti molto importante: quando prevalgono i primi viene favorita la comparsa di patologie croniche-infiammatorie e degenerative. Proprio tali alterazioni, favorite dallo stile alimentare moderno, sarebbero almeno in parte responsabili dell’aumentata incidenza delle cosiddette patologie del benessere.

Ma quali di questi acidi grassi possono essere considerati buoni e quali cattivi?

Iniziamo col dire che ad ognuno di essi sono affidate funzioni che risultano essenziali per la buona salute dell’organismo. I problemi, tanto per cambiare, cominciano quando il normale equilibrio corporeo viene disturbato da abitudini dietetiche scorrette. Con il miglioramento delle condizioni socio-economiche, in particolare nel mondo occidentale più industrializzato, abbiamo assistito ad una progressiva e rilevante assunzione di lipidi animali, ricchi di grassi saturi, e di oli di semi, nei quali gli omega-6 sono molto rappresentati; parallelamente si è registrata una progressiva riduzione dell’apporto di acidi grassi omega-3, contenuti soprattutto nel pesce, anche in virtù dell’impiego di farine animali negli allevamenti intensivi. Ne è derivata un’alterazione del rapporto ottimale omega-6/omega-3, che da un valore ottimale di circa 4:1 – con un apporto di energia pari al 2% delle calorie totali derivanti da acidi grassi omega 6 e dallo 0,5% derivante da acidi grassi omega 3 – supera a volte il valore di 20:1.

Ma perché un simile approccio nutrizionale è potenzialmente pericoloso?

Omega-sei – Gli acidi grassi gamma linolenico (GLA) e diomogamma-linolenico (DGLA) sono immediati precursori delle prostaglandine della serie 1 (PGE1) ad azione antinfiammatoria. L’acido arachidonico (AA), oltre ad essere un componente fondamentale della membrana cellulare, conduce invece alla produzione di prostaglandine 2, dalle quali deriva tutta la cosiddetta cascata dell’acido arachidonico ad attività pro-infiammatoria.
Attraverso l’attività sequenziale delle elongasi e delle desaturasi l’acido linoleico viene convertito in acido arachidonico, che come abbiamo visto possiede un’azione pro-infiammatoria. Dati recenti mostrano tuttavia che tale conversione, in vivo, è poco efficiente, e che i livelli di acido arachidonico sono soggetti ad una fine regolazione che prescinde largamente dall’apporto alimentare di acido linoleico.

Omega-tre – L’acido eicosapentenoico (EPA) è un diretto precursore delle prostaglandine 3 (PGE3), dotate di un effetto antiaggregante piastrinico, mentre il suo derivato, l’acido docosaesaenoico (DHA) svolge un ruolo determinante nella maturazione del cervello, della retina e delle gonadi.

Semplificando al massimo il concetto:

i grassi omega 6 sono precursori sia delle sostanze buone (ad attività antinfiammatoria) che di quelle cattive (ad attività proinfiammatoria), mentre gli omega 3 originano soltanto eicosanoidi positivi per la salute umana.

Perché è importante assumere la giusta quantità di acidi grassi essenziali con gli alimenti?

Gli enzimi deputati al metabolismo degli acidi grassi essenziali (desaturasi ed elongasi) sono comuni ad entrambe le serie. Ne deriva che un eccesso di acido linoleico, tipico delle società industrializzate, “rallenta” il metabolismo delle già ridotte quantità di acido alfa-linolenico (sottraendo l’enzima Δ-6-desaturasi). Il risultato potrebbe essere un’eccessiva produzione di fattori proinfiammatori, a fronte di una modesta sintesi di sostanze con attività opposta. Da notare che questo discorso cade se si assumono alimenti o integratori già naturalmente ricchi di EPA e DHA (che rappresentano i metaboliti attivi dell’acido alfa-linolenico e che come tali non necessitano di alcuna conversione enzimatica).

Anche se è ormai comprovata l’esistenza di una netta e lineare correlazione tra il contenuto in acido linoleico della dieta e la riduzione del rischio cardiovascolare, esagerare con l’assunzione di omega-sei a fronte di un basso apporto di omega-tre potrebbe aumentare il rischio di sviluppare patologie ad eziologia infiammatoria/autoimmune.

 

Presenza di acidi Grassi Essenziali (EFA) e semiessenziali negli alimenti
Serie omega 6 Alimenti
Acido cis linoleico (LA)
Acido gamma-linolenico (GLA)
Acido diomo-gamma-linolenico (DGLA)
Acido arachidonico (AA)
Olio di oliva e di semi
Olio di ribes neroolio di borragine
Latte umano
Latticini, carne, latte umano, crostacei
Serie omega 3 Alimenti
Acido alfa-linolenico (ALA o LNA)
Acido eicosapentenoico (EPA)
Acido dodecosaesaenoico (DHA)
Semi di lino, soia, verdure a foglia verde, noci, olio di canapa, olio di canola

Olio di pescearinga, salmone, balena
Olio di pesce, alcune alghe, olio di canapa

 

ALIMENTO (100 g) ω-3 ω-6 ω-6:ω-3
DHA (g) EPA (g) LNA (g)* totali (g) totali (g)
Olio di salmone 18,232 13,023 1,061 35,311 1,543 0,04 : 1
Olio di fegato di merluzzo 10,968 6,898 0,935 19,736 0,935 0,05 : 1
Olio di sardine 10,656 10,137 1,327 24,093 2,014 0,08 : 1
Caviale 3,801 2,741 0,017 6,789 0,081 0,01 : 1
Sgombro 1,401 0,898 0 2,670 0,219 0,08 : 1
Salmone coho
(selvatico)
0,656 0,429 0,157 1,474 0,206 0,14 : 1
Salmone coho (allevamento) 0,821 0,385 0,075 1,281 0,349 0,27 : 1
Acciuga o alice 0,911 0,538 0 1,478 0,097 0,07 : 1
Tonno 0,890 0,283 0 1,298 0,053 0,04 : 1
Aringa 0,862 0,709 0,103 1,729 0,130 0,08 : 1
Semi di lino 0 0 22,813 22,813 5,911 0,26: 1
Olio di semi di lino 0 0 53,304 53,304 12,701 0,24 : 1
Olio di noce 0 0 10,400 10,040 52,890 5,27 : 1
Noci secche 0 0 8,718 8,718 33,717 3,87 : 1
Mandorle secche 0 0 0 0 12,648
Arachidi 0 0 0,170 0,170 10,535 61,97 : 1
Pistacchi secchi salati 0 0 0,263 0,263 13,636 51,85 : 1
Lecitina di soia 0 0 5,135 5,135 40,178 7,82 : 1
Olio di oliva 0 0 0.761 0,761 9,763 12,83 : 1
* LNA = acido alfa-linolenico indifferenziato

 

FONTE: “acidi grassi essenziali negli alimenti” è stato redatto sulla base dei dati forniti dal ministero dell’agricoltura statunitense

 

BIO RISONANZA


Cos’è la Bio risonanza?

E scientificamente provato che ogni cosa in natura possieda uno spettro di emissione di frequenza caratteristico e individuale (e così gli esseri viventi), tale da essere utilizzato a scopo diagnostico.
Così come due diapason, di forma e dimensioni e materiali identici, risuonano quando uno dei due viene eccitato, così una precisa frequenza emessa da un vivente può essere misurata e comparata con quella di un rimedio naturale curativo che somministrato può risultare molto utile o addirittura risolutivo ai fini terapeutici.
Se i processi di regolazione del nostro organismo vengono ripetutamente disturbati, di converso, (come ad esempio dall’elettro smog), dalle frequenze elettro-magnetiche dannose e dalle più svariate tossine, esogene o endogene che siano, provocando disfunzioni che favoriscono e provocano uno stato di malattia.
In tempi più recenti il Dott. A. Voli. Padre della moderna elettro-agopuntura, codificò i punti terminali dell’agopuntura cinese e scoprì la loro natura elettrica. Infatti la loro resistenza variava con lo stato di salute della persona stessa.
Così con uno strumento simile ad un misuratore di impedenza fu possibile misurare (sempre basandosi sul principio di risonanza), la compatibilità o l’intolleranza di un alimento, o di un dato rimedio naturale a base di piante o minerali inseriti nell’apposito contenitore “porta farmaci”.
Sempre nello stesso periodo (anni cinquanta). Il Dott. P. Mandel, anch’egli tedesco, mise a punto uno strumento (in realtà riprese a sua volta una scoperta dei coniugi russi KIRLIAN), che permetteva, appoggiando i polpastrelli delle mani e dei piedi, di ottenere una ELETTRO-FOTOGRAFIA dei punti terminali dei meridiani dell’agopuntura già studiati da Voli, fornendo così indicazioni precise e predittive riguardanti la salute e la prevenzione delle malattie.

Principi Biofisici

I metodi terapeutici sviluppati nel campo delle “Energie Ultrafini” sono basati sulla legge naturale che tutti i processi organici di ogni essere vivente sono causati e controllati da oscillazioni elettromagnetiche di diversa frequenza, intensità, durata, e forma d’onda.
Queste oscillazioni vengono continuamente emesse da ogni cellula vivente, si propagano con la velocità della luce e informano ad ogni istante I’intero organismo del suo stato attuale e di quali meccanismi debbano essere messi in azione per mantenerlo in salute.
Queste oscillazioni elettromagnetiche possono, cosi come I’elettricità, essere condotte attraverso dei cavi.
Tali segnali contengono tutte le informazioni patologiche e fisiologiche che consentono di produrre un segnale terapeutico specifico e individuale. Scopo delle terapia è quello di ridurre, o addirittura “cancellare”, le informazioni patologiche e, se indicato, di rafforzare le oscillazioni fisiologiche. Ciò comporta la riduzione, o addirittura la completa eliminazione, delle frequenze patologiche ed il conseguente ripristino delle capacità di regolazione dell’organismo che risultano quindi non più impedite. Ad un miglioramento della situazione energetica biofisica corrisponde automaticamente una graduale normalizzazione dei processi biochimici, ovvero la guarigione del paziente.

BODY CLEANER DETOX

E’ un innovativo trattamento per l’auto-disintossicazione che ristabilisce l’equilibrio di ioni positivi e negativi, favorendo l’eliminazione delle “tossine”. Quando il nostro corpo, a causa dell’inquinamento ambientale, dai ritmi di vita irregolari ed eccessivi, di un’alimentazione non più sana (a causa dell’industrializzazione e della raffinazione dei cibi) quasi mai equilibrata nei suoi nutrienti, degli stress mentali ed emozionali a cui siamo continuamente sottoposti, si INTOSSICA, si produce una grande quantità di cariche positive che si accumulano e si depositano in seno ai tessuti provocando a volte disturbi anche molto gravi, soprattutto perchè in queste condizioni gli organi emunoriali sono costantemente in sovaccarico.

I principi fisici su cui si basa il processo di disintossicazione sono due:

  • elettrolisi dei sali dell’acqua contenuta nella vaschetta (cioè ionizzazione dell’acqua)
  • osmosi (cioè passaggio degli ioni in eccedenza, tossine del tessuto del corpo all’acqua della vaschetta)

Poichè nell’acqua ci saranno molte tossine, l’acqua stessa assumerà colorazioni diverse a seconda delle sostanze eliminate dalla pelle dei piedi o delle mani:

Arancione : artrite, reumatismi, gotta.

Marrone: fumo, obesità, edemi, fegato.

Nero: fegato, asma, alcolici.

Verde scuro: cistifellea, sistema immunitario insufficiente, disturbi vascolari.

Bianco Opaco: tossine linfatiche, allergie cutanee, intestino irregolare, insonnia.

Macchie nere: metalli pesanti, diabete.

Indicazioni:

macchie cutanee, acne, rughe, micosi, psoriasi

obesità e cellulite

depurare gli emuntori: fegato, reni, cute, intestino, polmoni, per aiutare il sistema cardiocircolatorio, linfatico e immunitario.

sistema articolare, muscolo scheletrico

metalli pesanti

insonnia

ottimo negli sportivi perchè drena l’acido lattico

Siamo programmati, secondo una certa corrente di pensiero, per vivere 120 anni e ciò è fortemente influenzato dall’eccesso delle cellule organiche ossidate, cioè dall’eccesso dei radicali liberi.

Possiamo quindi definire questo sistema un vero e proprio trattamento anti-invecchiamento.

Questo che appare un semplice trattamento di idro-terapia, secondo il frate Kneipp, rappresenta in realtà un efficace protocollo che favorisce la fuoriuscita delle tossine e delle sostanze dette anche “radicali liberi”.

Queste sostanze vengono naturalmente prodotte dall’organismo che però devono essere in giusta misura contrastate da altre sostanze chiamate “antiossidanti”.

Il meccanismo dell’ossidazione (che possiamo dire essere direttamente collegato al fenomeno dell’entropia-invecchiamento) è influenzato dall’aria che respiriamo, dallo stress e da ciò che mangiamo. Infatti è consigliata una dieta ricca di frutta e verdure crude.

Diamogli un calcio

Nelle persone anziane, per ragioni non ancora del tutto comprese, ma certamente legate alla diminuzione degli ormoni sessuali e dell’attività fisica, le ossa perdono calcio, diventano più fragili e possono rompersi anche per traumi lievi.

Siamo abituati a pensare alle ossa come a degli organi un po’ stupidi, che servono solo a sostenere il corpo o a contenere alcune parti delicate. Organi che quando si rompono  gli ortopedici sono capaci di aggiustare con sega e martello. In realtà le funzioni delle ossa sono molto più fini e molto delicate, essenziali per mantenere l’equilibrio dei sali minerali nel nostro ambiente interno. Le ossa sono organi meravigliosi, capaci di rimodellarsi costantemente a seconda delle esigenze dell’organismo, con parti che si riassorbono e parti che si riformano a seconda degli stimoli meccanici e biochimici che ricevono. Perché è proprio l’uso delle ossa che le fa irrobustire, il carico che devono portare, le tensioni che devono sopportare. Anche un giovane, se è costretto a letto per lungo tempo, diventa osteoporotico, le sue ossa ritorneranno perfettamente efficienti quando riprenderà a muoversi e a lavorare. Nello scheletro di un adulto c’è circa un chilo e mezzo di calcio, ma il calcio non serve solo per irrobustire, bensì per innumerevoli funzioni dell’organismo; lo scheletro in particolare, ha anche la funzione di mantenere costante il livello di calcio nel sangue, con un valore di circa dieci milligrammi ogni decilitro: se ce ne fosse di meno o di più ci sentiremmo ipereccitati o, al contrario, depressi e senza tono, perché il calcio regola la funzionalità dei nervi e dei muscoli. Per questo il livello di calcio nel sangue viene controllato con meccanismi di regolazione molto sofisticati, con il concorso della vitamina D e di vari ormoni: non appena il livello diminuisce subito le ossa ne liberano la quantità necessaria a ripristinare l’equilibrio, mentre se il livello di calcio aumenta, i reni provvedono ad eliminarlo. Il calcio inoltre è indispensabile per il funzionamento di certi enzimi, le proteine che controllano il nostro metabolismo, e per la regolazione del livello di acidità del sangue: quando il sangue è molto acido, ad esempio quando mangiamo troppe proteine animali, le ossa provvedono a tamponare l’ eccesso liberando calcio.

Alla menopausa, infatti, quando le ovaie smettono di produrre estrogeni, si ha generalmente una spiccata caduta della concentrazione di calcio delle ossa, perché la fissazione del calcio nelle ossa è favorita dagli ormoni sessuali. Uno specialista che spesso non viene consultato è il nutrizionista o il dietologo, sia perché ce ne sono pochi, sia perché la dieta è considerata dai medici qualcosa di poco gestibile, o comunque di cui non vale la pena di occuparsi oggi che abbiamo farmaci per ogni problema. D’altronde nel corso di laurea in medicina l’alimentazione è proprio dimenticata, così come la prevenzione è quasi tutto ciò che riguarda il benessere. Anche per la prevenzione dell’osteoporosi i medici pensano molto più ai controlli diagnostici e ai farmaci che non a quello che il paziente mangia, e quando ci pensiamo rischiamo di causare ancora più danni.

Ovviamente è importante che nella dieta ci sia un sufficiente apporto di calcio, ma non basta guardare le tavole di composizione degli alimenti e scegliere quelli che contengono più calcio, perché si finirebbe di consigliare di bere più latte e mangiare più formaggio con il risultato di far aumentare il livello i colesterolo e di far più male che bene anche alle ossa. Gli alimenti devono essere raccomandati con prudenza, come i farmaci, perché possono avere effetti collaterali indesiderati. Il formaggio, ad esempio, è ben vero che è ricco di calcio, ma è anche molto ricco di proteine animali, che favoriscono l’eliminazione del calcio dalle ossa, meglio quindi andarci piano, e raccomandare inoltre di ridurre le altre fonti di proteine animali, soprattutto le carni. La frequenza di fratture osteoporotiche è infatti proporzionale al consumo di carne.

Ma come facciamo senza proteine? In realtà le proteine vegetali, meno acide di quelle animali, sono ampiamente sufficienti al nostro fabbisogno: l’associazione di cereali e legumi, ad esempio, tipica della cucina tradizionale di moltissimi popoli, contiene tutti gli amminoacidi necessari alla nutrizione umana senza eccedere in quelli che favoriscono la perdita di calcio dalle ossa.

Riassumiamo in uno specchietto come prevenire l’osteoporosi:

attività fisica

ridurre il consumo di proteine animali, che favoriscono l’eliminazione del calcio dalle ossa, quindi ridurre la carne e i formaggi

assicurare un sufficiente apporto di vitamina D ( la troviamo soprattutto nel pesce), ma è bene prendere sole, perché la vitamina D viene sintetizzata nella pelle grazie ai raggi ultravioletti

alimenti ricchi di calcio sono: la frutta oleaginosa, i legumi, i broccoli, le cime di rapa, e molti tipi di cavolo, il pane integrale, molte verdure verdi, vari frutti tra cui le olive e le prugne, il pesce tra cui la frittura di pesciolini dove vengono masticate le lische o la zuppa di pesce,dove le lische si sciolgono per la lunga cottura

evitare gli alimenti come i polifosfati che impediscono l’assorbimento del calcio

ridurre il rapporto fosforo/calcio nella dieta, per non stimolare la produzione di ormone paratiroideo che favorisce il riassorbimento osseo.

Visto che si raccomanda di consumare pesce, meglio ridurre le altri fonti di fosforo, cioè la carne e le uova.

Mangiando in questo modo faremo del bene anche al nostro fegato, al nostro pancreas, alle nostre arterie, e al nostro buon umore; e potremo dare un calcio a medici e medicine.

Tratto dal libro “Alimentare il Benessere” di Franco Berrino, medico, patologo, epidemiologo, dirige il dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.