“Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia chi vuol esse lieto sia del doman non v’è certezza”
(Lorenzo De Medici)
“Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia chi vuol esse lieto sia del doman non v’è certezza”
(Lorenzo De Medici)
La teoria dei radicali liberi
Gli scienziati hanno tentato di spiegare i meccanismi che stanno alla base dell’invecchiamento umano elaborando diverse teorie, più o meno attendibili e talvolta bizzarre.
Oggi quella più accreditata è quella dei radicali liberi.
La “macchina umana” funziona grazie a un cambiamento costante che avviene tra le sostanze che compongono il nostro organismo e quelle costitutive dell’ambiente che ci circonda. In questo infinito numero di reazioni chimiche entrano in gioco i radicali, cioè una porzione di molecola saldata alla parte restante per mezzo di “radici” costituite da legami chimici. Tuttavia, sia M.Gomberg, nel 1890, sia F.A. Paneth, nel 1926, scoprirono che non tutti i radicali si presentavano “legati” a una certa molecola, ma, al contrario, esistevano alcuni frammenti molecolari che seguivano un modello di reazioni chimiche diverse dalle altre e che vennero definite “radicali liberi”. Negli anni successivi, se ne appurò il coinvolgimento non soltanto nei più importanti processi fisiologici, come la fotosintesi clorofilliana o la respirazione cellulare, ma anche in quelli patologici, come quelli provocati dalle radiazioni ionizzanti, o altri ancora che sono alla base della trasformazione neoplastica, della formazione della placca ateromasica, responsabile dell’occlusione delle arterie, e quelli legati all’invecchiamento accelerato.
Non tutti i radicali liberi, però, presentano le stesse caratteristiche: alcuni sono molto instabili e dotati di grande reattività, mentre altri lo sono meno, risultando così anche meno pericolosi. Tale stabilità non è soltanto una qualità intrinseca del frammento molecolare considerato, ma dipende anche dalla concentrazione di altre sostanze presenti nell’ambiente intra ed extracellulare, come pure dalla temperatura, che, se è bassa, riduce l’instabilità dei radicali e viceversa.
In particolare, si deve rilevare che l’ossigeno, il comburente del nostro organismo, durante le reazioni chimiche che lo vedono protagonista, sviluppa molti radicali liberi, alcuni dei quali dotati di grandissima reattività, definiti, pertanto, specie reattive all’ossigeno, tra cui troviamo il radicale superossido (O2-) e il radicale ossidrile (OH-)considerato l’ossidante più potente della chimica organica. L’ossigeno ha una doppia faccia: è indispensabile per la vita, ma nello stesso tempo è anche tossico!
Per ridurre i radicali liberi esistono diverse strategie concatenate le une con le altre:
alimentazione adeguata
togliere intolleranze
movimento inteso come sport non agonistico
ambiente in cui si vive
massaggi
ridurre lo stress
no al fumo
tenere sotto controllo il proprio peso , la massa grassa, la massa magra e l’acqua con l’impedenziometria
test di kinesiologia per valutare lo stato energetico