Come ben precisa Fabrizio Minisini, Presidente Commissione Etica e Deontologica Professionale U.NA – Unione Naturopati), “lo scopo principale della naturopatia è quello di cercare di normalizzare con metodi non invasivi gli equilibri spesso alterati per cause diverse quali l’inquinamento ambientale, lo stress, le intossicazioni anche di tipo alimentare, le cattive abitudini di vita che i ritmi ossessivi della nostra società ci impongono”.
Bisogna precisare il ruolo del naturopata. Frequentemente, si scambia per naturopatia tutto ciò che in qualsiasi modo, è attinente alla natura, e per naturopata colui che ha a che fare con queste attinenze.
Un erborista, ad esempio, non può essere considerato un naturopata solo perché conosce e propone l’uso di erbe, prodotto della natura. L’erborista, se vuole essere un naturopata non può lasciare il suo interesse confinato allo studio delle erbe, come l’omeopata ai rimedi omeopatici, il massaggiatore ai tocchi e alle manipolazioni del corpo, ma dovrà interessarsi della natura nel senso più completo.
Per Ida Ferrari, Presidente Nazionale dell’unica associazione indipendente di naturopati professionisti – U.Na, il naturopata opera esclusivamente attraverso:
lo sviluppo delle potenzialità individuali di prevenzione l’informazione e l’educazione alla gestione e al rafforzamento delle proprie risorse fisiche, psichiche e emozionali.;
l’individuazione del terreno costituzionale dell’individuo per mezzo dell’osservazione sistematica delle manifestazioni psicofisiche, delle predisposizioni agli squilibri bionergetici, nonché la valutazione della sintomatologia relativa a squilibri che sono già instaurati;
il riequilibrio degli eventuali squilibri energetici, attraverso trattamenti non invasivi mirati a stimolare le potenzialità di autoguarigione dell’organismo umano.
Sono oggetto di studio e d’intervento dei naturopati anche tutti quegli accumuli degli effetti di un’ alterazione non specificamente individuabile dal punto di vista chimico e medico, che la medicina “scientifica” non considera vere e proprie malattie, perché considerati disturbi senza patologie, ma che l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce , definendoli “Cumulation Effects of Subclinical Everything”.
Gabriele Bettoschi